Città del tabacco - LAUDOMIA BONANNI

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Città del tabacco

Le opere

Alle soglie dell’estate del 1977, Laudomia Bonanni pubblica, con la casa editrice Bompiani, Città del tabacco, 19 racconti in cui le donne sono le protagoniste. In copertina un disegno di Pierluigi Cerri, architetto e designer tra i più affermati in Italia, una foglia di tabacco scuro Kentucky, metaforicamente posta nella visualizzazione del libro, fragile al tatto ma quasi intatta, dopo che la lamina fogliare è stata sottoposta alla fase di essicazione.
È il libro che il critico Giorgio De Rienzo indicò come la più chiara affermazione di un femminismo alla Bonanni: «un femminismo storico e non semplicemente ideologico: persuasivo più di quanto non sia aggressivo, profondo più di quanto non sia arrogante».
Sullo sfondo, quasi sempre, gli anni della guerra, dell’occupazione tedesca, della violenza, dove le donne rimangono «le uniche sacerdotesse della vita: nei loro gesti semplici, nella loro adesione istintiva alla natura, nella stessa loro forzata e rivoluzionaria spregiudicatezza».
Ma ai fedeli lettori della scrittrice abruzzese non era sfuggito che Città del tabacco, con i suoi diciannove racconti, era già presente nelle terze pagine dei quotidiani e nelle riviste in un arco temporale che va dal 1948 al 1968. Le varianti sono innumerevoli e seguono il percorso di affinamento stilistico della scrittrice.
Il primo racconto è Gli anicini, apparso per la prima volta su «Pagine Nuove», luglio/agosto 1948, e sempre con lo stesso titolo ne «Il Giornale d’Italia» del 23 luglio 1950 e nella rivista «Dimensioni» dell’ottobre 1958. Il racconto, nella prima stesura, può dirsi completo rispetto all’edizione definitiva: gli stessi personaggi, il contenuto invariato, il valore della memoria. In seguito, ne «Il Giornale d’Italia», avviene una contrazione: eliminata la parte introduttiva, la Bonanni riprende il corpo centrale fondendolo con l’ultima parte e lo ripropone con variazioni di poco conto. In «Dimensioni» altro intervento diversificato: si ripropone la parte introduttiva ed il corpo centrale, sempre con poche varianti, viene eliminata l’ultima parte ed il racconto termina con la stessa soluzione trasferita in un tempo diacronico più breve. Infine in Città del tabacco, la Bonanni riprende il racconto del 1948 e lo ripropone nello stesso tempo e contenuto con una variante importante nella parte finale: l’erotismo, appena accennato nella prima stesura diviene sostanza descrittiva e parte integrante nella storia del protagonista. La scrittrice torna all’origine narrativa e ciò che l’ipocrisia sociale impedisce di scrivere, diviene nel libro autenticità della vita nelle sue molteplici diversificazioni. Giuseppe e Gis, un uomo e una donna, la loro storia e la memoria, una sessualità autentica recuperata, grazie alla femminilità di Gis, dal baratro della guerra.

Presentazione di "Città del tabacco" presso il Centro Internazionale dello spettacolo e della Comunicazione Sociale , L'Aquila 4 novembre 1977. (Foto: Archivio Bonanni)


Il racconto Città del tabacco, che dà il titolo al libro, uscì a puntate  ne «Il Giornale d’Italia», 5 settembre e 9 dicembre del 1953, con gli elzeviri Costa del Grifo e Voglia d’arancia. Essi costituiscono due storie compiute: Costa del Grifo termina con l’annunciata maternità di una donna rifugiata, a causa dello sfollamento dei villaggi del litorale, nella cucina dei Fraiese, è la Staniscia di Voglia darancia che procura ad Erminia, gravida anch’essa, il frutto succulento. E’ il riconoscimento silenzioso di una reciproca e solidale maternità: «Bruscamente la tese, ma ritirò il braccio, scoprì i denti bianchi puntuti e li affondò nel frutto. Erminia morse allo stesso punto, aperte le labbra, nell’umidore della polpa. Morse e succhiò con tutta la buccia, e a sua volta offriva, avendo riconosciuto, essa sola in quel momento, la medesima voglia dalle viscere nell’altra donna». La Bonanni riprese la narrazione ultimandola con una terza parte, per pubblicarla successivamente nella rivista «Il Ponte» nel novembre del 1954. Città del tabacco ebbe la stesura definitiva e con la Staniscia fu data alla letteratura un’altra straordinaria figura di donna.
Così gli altri racconti, usciti in un’unica soluzione e/o con varianti rispetto all’edizione definitiva, anche pubblicati a puntate e terminati per la stesura del libro.

 
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