L'adultera - LAUDOMIA BONANNI

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L'adultera

Le opere


Questo è il primo romanzo della Bonanni il cui protagonista non è una condizione umana ma un personaggio: un personaggio di donna lucido e raziocinante, che attraverso un rapido esame della propria esistenza fa anche il bilancio di un periodo della nostra vita. Insolito per la Bonanni è già questo impianto del romanzo come recupero del tempo passato. La sua prima opera Il fosso (1948), consisteva infatti nella definizione e nella messa in luce di una condizione umana quasi prelogica, e si svolgeva sul difficile equilibrio di un linguaggio che riusciva a sciogliere in termini razionali un confuso e oscuro nodo esistenziale. Era un linguaggio arduo che rifiutava non soltanto ogni ricerca di effetto ma anche ogni minima pausa e distensione che allentasse il rigore del faticoso scavo. Nei romanzi brevi di Palma e sorelle (1954) il discorso della Bonanni si apriva verso una rappresentazione più varia e mossa, su un paesaggio psicologico percorso da inquietudini già ambigue; e l’espressione si piegava alle esigenze del tema più complesso, puntualizzando con un’insistenza minuziosa e implacabile certi caratteri e situazioni femminili. Non era ancora un linguaggio analitico: del resto quello della Bonanni non sarà mai il linguaggio sottile e capzioso dell’indagine psicologica; coglierà sempre, oltre le pieghe  di un carattere o il groviglio di uno stato d’animo, le line’ di un costume e di una situazione comune e a queste, più che ai moti interiori, accorderà un rilievo incisivo e pungente.
Perciò, arrivata a quello che resta fino ad ora il suo maggior romanzo, L’imputata, (1960) la Bonanni avrà un ottimo gioco in quel suo proporsi la rappresentazione di avvenimenti che denunziano, in tutte le loro conseguenze, una comune colpa e responsabilità. Quella drammatica tranche di una società lacerata e sconvolta dalla guerra trova nel linguaggio della Bonanni l’espressione che le conviene e che, in certo senso, rivela proprio qui, nella sua prestazione più adatta, i suoi limiti e difetti. […]. Ne L’adultera la Bonanni prova il suo realismo su un registro espressivo a lei insolito: aperto e franto, limpido e sfoltito, quanto prima era complesso nella struttura, tipico in certa ricercatezza del lessico, sempre preciso, acuto, penetrante. Tuttavia la tecnica su cui si sostiene l’impianto di questo più recente romanzo, che è quella del recupero del passato sul filo della memoria, non fa uso del monologo interiore che sarebbe il suo normale strumento; qui l’operazione del ritorno verso il passato è messa in moto non in vista di un’auto confessione della protagonista, ma proprio come tessuto connettivo del racconto e come avvio al giudizio del narratore. La guerra che divide ed estrania i due sposi, l’uno in prigionia, l’altra nelle città distrutte dai bombardamenti, sempre più arresa al provvisorio, al vivere giorno per giorno, fino alla rinunzia a ogni difesa morale, alla dissipazione d’ogni bene interiore, delle memorie, delle speranze: ancora la guerra è il centro motore del racconto, che da una situazione privata vuole aprirsi a un significato generale. Il lungo viaggio notturno della protagonista verso un convegno di amore è l’ordito in cui si dispone quel periplo sul mare della memoria, con i suoi inutili interrogativi, i soprassalti della coscienza e il gusto amaro di certi ricordi che riemergono da un fondo oscuro, rifiutati e ineliminabili: questa parte e le poche pagine finali che concludono tragicamente una squallida vicenda sono trattate con una scrittura forte e impietosa che richiama l’aspro realismo delle migliori pagine de L’imputata. Scade invece di tono la lunga sequenza dell’incontro fra i due amanti a Napoli; in cui la presentazione del personaggio maschile risulta piuttosto di maniera, e l’analisi dei sentimenti di entrambi – il trasporto d’amore in lui, l’arido distacco di lei – appare poco attendibile e non abbastanza giustificata. Rispetto ai precedenti romanzi della Bonanni, questo segna tuttavia un progresso nel senso di una scrittura già avviata all’analisi, già capace di notazioni psicologiche, e soprattutto illimpidita nel lessico, distesa e fluida nell’impianto sintattico. Un esperimento di nuove soluzioni stilistiche per più difficili scavi psicologici,che va segnato senz’altro all’attivo della scrittrice.


Olga Lombardi, L’adultera, «Nuova Antologia», Roma, settembre 1964.





Libreria Abruzzini , Piazza Colonna Roma 1964.(Foto: Archivio Bonanni)


La recensione di una tra le maggiori studiose della letteratura italiana del ‘900 ben introduce alla lettura de L’adultera, il libro di maggior successo commerciale della Bonanni. Uscito il 27 aprile 1964, per la casa editrice Valentino Bompiani, con in copertina la riproduzione di una tela di Orneore Metelli, La Venere di Terni, entrò nella cinquina del premio «Campiello» e trovò la consacrazione internazionale nell’anno successivo con la traduzione francese L’adultère a cura della casa editrice Albin Michel di Parigi.

Edizione francese, 1965.

Il volume fu ristampato dalla Bompiani nel 1975 ed inserito nella collana dei libri più venduti «I delfini». Anche questo romanzo conobbe un lungo periodo di gestazione sulle colonne del quotidiano «Il Giornale d’Italia».
Il primo elzeviro rintracciabile è Giallo in ferrovia pubblicato il 23 febbraio 1958 e comprende, compressi, i futuri capitoli centrali che vanno dal VI al XIV: il viaggio in treno, il tentativo di molestia sessuale, il furto del denaro.
Il secondo elzeviro, in ordine temporale, Un sabato in città, è del 9-10 novembre 1960 che include i primi tre capitoli de L’adultera: la preparazione al viaggio.
Il terzo elzeviro, uscito il 29-30 novembre 1960 con i nomi diversificati rispetto al romanzo ma lo stesso contenuto, porta il titolo L’odore del gas e costituirà il quarto e il quinto capitolo del libro: la paura di aver lasciato aperto il rubinetto del gas.
Infine l’ultimo elzeviro del 5-6 dicembre 1961, Un matrimonio. La Bonanni si ricollega a Giallo in ferrovia e prepara per la lettura dei capitoli VI – VII – VIII: l’esame della vita della protagonista attraverso un’analisi introspettiva. Linda e gli altri personaggi, racchiusi negli elzeviri indicati, sono pronti per entrare nella stesura del romanzo.


"L'adultera", premio "Selezione Campiello" 1964. Alcuni componenti della giuria tecnica: Michele Prisco, Bonaventura Tecchi (presidente), Virgilio Lilli, Pier Antonio Quarantotti Gambini.(Foto: Archivio Bonanni)
 
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